Come forse saprà chi mi legge, sono un formatore con trentennale esperienza in percorsi di crescita e sviluppo personale, sono esperto di soft skills e formazione esperienziale; per questo motivo guardo a questo infausto e improvviso evento del CoVid 19 anche in un’ottica professionale che me ne fa intravedere moltissimi aspetti formativi. Come ho già scritto in articoli precedenti a questo, la situazione che stiamo vivendo è diventata una grande esperienza collettiva che ci accomuna tutti, che tutti abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo con le nostre vite personali e lavorative; perciò da un punto di vista pedagogico, educativo e formativo essa riveste una grande importanza e assume il senso di una grande opportunità da saper cogliere.
La teoria dell’andragogia, sviluppata da Malcom Knowles, nel suo libro «L’arte e la scienza per aiutare l’adulto ad apprendere», ci spiega come il bisogno di conoscenza, il fattore dell’esperienza diretta, le motivazioni personali, la volontà di autonomia, l’esigenza di essere più competenti, l’orientamento verso la vita reale e concreta, siano fondamentali per l’apprendimento delle persone adulte. In questo senso possiamo considerare questo evento imprevisto collettivo come un grande corso di formazione per adulti, e non solo, della durata di alcune settimane o alcuni mesi.
In linea con un corso di formazione più tipicamente strutturato ma che si basi sul dare opportunità alle persone di allenarsi e approfondire specifici concetti e apprendimenti, anche questa esperienza, seppure molto diversa nelle finalità e in un sacco di altre cose, si è strutturata in diverse fasi che hanno attivato alcuni “passaggi formativi” utili al nostro apprendimento quali:
Con questi step si struttura anche un corso di formazione per adulti di qualità, che abbia al centro anche l’esperienza del partecipante in formazione e non soltanto gli argomenti, le competenze da sviluppare o i formatori che guidano l’esperienza. Parallelamente possiamo pensarci come cittadini coinvolti nostro malgrado in questa esperienza emergenziale dalla quale abbiamo avuto la possibilità di apprendere diverse cose.
Cosa era possibile imparare durante l’esperienza Emergenziale CoVid19 che stiamo vivendo:
Chissà quanti altri aspetti saranno stati appresi o riconfermati nella loro importanza da ognuno di voi nel vivere questa emergenza che non è ancora finita. Ognuno può apprendere in base alla propria condizione personale e lavorativa e quindi anche in base al proprio punto di vista. Mi piacerebbe che qualche lettore di questo articolo condividesse nei commenti eventuali altri aspetti che ha appreso da questa esperienza, ancora in corso.
In conclusione ecco un aforisma che trovo significativo: “Non preoccuparti se non sai qualcosa, preoccupati piuttosto se non vuoi più imparare” (antico detto Zen).
Ad un prossimo articolo con qualche suggerimento che spero sia utile a qualcuno.
dott. Damiano Frasson
Formatore, Consulente, Coach GRUEMP
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Credo che la velocità o la lentezza dell’accettazione di questo evento traumatico sia stato un parametro da considerare, perché più si è stati lenti , più si sono attaccate emozioni negative come paure e rabbia . Più si è reagito velocemente più ci si è orientati a trovare soluzioni
Ciao Marco, ottima questa tua considerazione, può essere come dici. Dobbiamo tenere conto anche del fatto che ogni persona ha dei diversi tempi di reazione, comprensione, elaborazione, apprendimento, ma certamente rimanere per troppo tempo sulla resistenza al cambiamento o non accettazione può favorire la frustrazione, l’aumento del disagio e l’ingenerarsi di emozioni negative che ostacolano una presa di coscienza e uno sviluppo propositivo. Grazie per il tuo contributo
Questa esperienza di isolamento ha lasciato a me un senso di vuoto,una riflessione l’ho fatta quando non potevo abbracciare i miei nipoti,mi mancava l’abbraccio dei miei figli,gli amici.il significato dell’abbraccio come condivisione.
Il merito di un percorso ormai ventennale e l’acquisizione di molto strumenti mi ha aiutato ad essere concreta e determinata.
Un grazie gruemp che ancora una volta mi ha stimolata ad un cambiamento che in questo momento è stato doveroso.
Posso comprendere bene Cesarina questa tua riflessione, molto corretta. Credo ci possiamo ritrovare in molti su questa “mancanza” di cui sentiamo un grande bisogno. Il contatto umano quando è positivo, amorevole, condiviso e aperto è salutare e benefico per il nostro essere psicofisico. Dobbiamo stare molto attenti e impegnarci per recuperare le abituali spontanee modalità, con la giusta attenzione, dobbiamo evitare che il distanziamento sociale diventi l’alibi per accentuare distanze e favorire conflitti tra le persone. Grazie Cesarina per il tuo contributo, un caro saluto